Gruppo di lettura

Cari amici del giovedì!
Leggendo il libro della Gruber “L'eredità” ognuno di noi si è trovato quasi inconsapevolmente a confrontarsi con il passato della propria famiglia. L'ambiente in cui siamo cresciuti, le storie che hanno vissuto i nostri avi, hanno creato il filtro attraverso cui vediamo la realtà e il confronto nel gruppo di lettura mostra le diverse sfumature di cui siamo portatori.
Il lavoro della Gruber come giornalista sembra in qualche modo in relazione con la forza dimostrata dalla sua antenata Rosa, donna di stampo ottocentesco in cui sono naturalmente radicati l'orgoglio per l'impero austroungarico e per la terra sudtirolese, ma anche il rispetto innato per le persone, anche quando sono portatrici di idee contrarie alle sue, come Cesare Battisti.
Colpisce molti la tradizione del maso chiuso, con le ferree regole che consentono solo al primogenito maschio di ereditare per mantenere intatti i possedimenti. Un sistema legato profondamente al territorio e alla tradizione che vede nel diritto di primogenitura un diritto superiore al merito o alla capacità.
Una figura che disturba il lettore è quella di Hella, la giovane con una fede incrollabile nella missione “divina” di Hitler, liberatore del Sudtirolo. La realtà della storia mostra bene quanto poco Hitler fosse interessato all'Alto Adige (emblematico è il passaggio in treno, in cui non si mostra nemmeno dietro le tende tirate dei finestrini), ma la forza della disperazione porta a creare false speranze cui appigliarsi per sopravvivere. La repressione dell'identità tedesca da parte del governo fascista, spinge molti sudtirolesi a identificarsi maggiormente con il popolo tedesco e con il leader che ne sbandiera le insegne. Il collaborazionismo di Hella (e di tanti come lei) infastidisce proprio perché non è una follia, ma la scelta consapevole di un'idealista che non accetta di “lavarsene le mani”.
Il limite del romanzo della Gruber è nella sua duplice natura di romanzo e saggio. La parte romanzesca è abbozzata, il saggio è poco approfondito per cui non soddisfa pienamente.
Nascono spontanei i paragoni tra storie diverse, che parlano di quanto sia difficile raggiungere una democrazia reale. La paura del “diverso” è spesso scatenata dall'alto, utilizzata come arma politica per avere il controllo sulle persone. Restiamo sull'altalena della storia, cercando di non lasciarci condizionare da realtà preconfezionate e da idee calate dall'alto.
Il prossimo incontro avrà come protagonista Fulvio Ervas con “Se ti abbraccio non aver paura” (Marcos y Marcos). Visto che ci vogliamo bene, festeggeremo insieme la sera di San Valentino e ci troviamo quindi il 14 febbraio alle 20.30.